Un uomo e una donna guardano un tablet

L’e-ID statale come opportunità per una Svizzera digitale – in dialogo con il Consigliere nazionale Gerhard Andrey

Philipp Senn
Philipp Senn

Il rilancio dell’e-ID statale è imminente: a partire dal 2026 sarà gestita interamente dalla Confederazione, soddisferà i più elevati standard di protezione dei dati e si baserà su un’infrastruttura decentralizzata. Per il Consigliere nazionale Gerhard Andrey si tratta non solo di un progetto tecnico ma anche della chiave verso una Svizzera digitale e sovrana – con conseguenze di vasta portata fin nel settore sanitario.

L’e-ID statale è di nuovo sotto i riflettori della politica. Nel 2021, l’elettorato svizzero aveva respinto una prima proposta, soprattutto perché sarebbe stata emessa da aziende private. La Confederazione presenta ora un modello rivisto: a partire dal 2026, l’e-ID sarà gestita interamente dallo Stato, soddisferà i più elevati standard di protezione dei dati e si baserà su un’infrastruttura decentralizzata.

Nell’intervista, il Consigliere nazionale Gerhard Andrey descrive l’e-ID quale elemento fondamentale per una Svizzera digitale e sovrana. Spiega inoltre perché questo documento d’identità rappresenta molto più di un mero progetto tecnico, come esso potrebbe cambiare il settore sanitario e i ruoli rivestiti dall’open source, dalla decentralizzazione e dall’accessibilità.

Ritratto Gerhard Andrey

Gerhard Andrey, Consigliere nazionale VERDI e imprenditore

Gerhard Andrey vanta una formazione quale falegname, ingegnere STS del legno e un postdiploma quale informatico. Gerhard Andrey è membro del Consiglio nazionale dei VERDI di Friburgo dal 2019 e in particolare si impegna politicamente in favore di un mercato finanziario sostenibile e della sovranità digitale.

Signor Andrey, da anni lei si batte per le innovazioni digitali e per la protezione dei dati. Personalmente, cosa la motiva riguardo alla questione dell’e-ID?

La digitalizzazione mi affascina da tempo – soprattutto quando è al servizio del bene comune. La comunità open source dimostra da decenni che concorrenza e collaborazione possono andare di pari passo. Ciò porta a beni collettivi digitali che appartengono, al contempo, a tutti e a nessuno. È questo il principio all’origine del sistema operativo probabilmente più importante, Linux, senza il quale la digitalizzazione moderna sarebbe impensabile, o la più ricca enciclopedia, Wikipedia. La considero una conquista della civiltà.

Oggi, tuttavia, l’accesso al cyberspazio è controllato da pochi grandi gruppi. Mi batto per una digitalizzazione che si concentri sulle persone e non sui modelli di business di una manciata di aziende incredibilmente potenti.

L’e-ID statale svolge un ruolo fondamentale in tal senso: è l’equivalente della carta d’identità nello spazio digitale, un servizio pubblico centralizzato e open source. Si tratta di un compito sovrano che solo lo Stato può e deve svolgere in modo affidabile. A differenza della carta d’identità, tuttavia, con l’e-ID è possibile rivelare solo singole informazioni. Ad esempio è possibile attestare un’età minima in modo anonimo. Senza data di nascita, senza nome, senza alcuna traccia dei dati. Offre una reale protezione dei dati e rappresenta un enorme progresso. Troppo spesso, al giorno d’oggi, si è costretti a divulgare dati senza sapere che fine faranno in seguito.

Cos'è l’e-ID statale?

L’e-ID statale è un’identità digitale ufficiale. Consente a tutte le persone in Svizzera di identificarsi online in modo sicuro e univoco presso le autorità pubbliche o i fornitori privati. L’uso è facoltativo. L’e-ID si basa su un’infrastruttura moderna e decentralizzata e soddisfa i più elevati standard in materia di protezione dei dati e sicurezza.

Chi emette l’e-ID?

L’e-ID sarà emessa e gestita interamente dallo Stato, nello specifico dall’Ufficio federale di polizia (fedpol) e dall’Ufficio federale dell’informatica e della telecomunicazione (UFIT). Il controllo spetta pertanto alla Confederazione. I dati personali vengono utilizzati solo per l’emissione e non vengono archiviati a livello centrale. Lo Stato non non può tracciare come gli utenti utilizzino la propria e-ID.

Esempi di impiego

  • Settore privato: verifica dell’identità all’apertura di un conto, alla stipula di un contratto di telefonia mobile o alla verifica anonima dell’età (ad esempio, per l’acquisto di alcolici o tabacco online o in un negozio)
  • Autorità: documenti digitali come la licenza di condurre o l’attestato di residenza, la costituzione di un’impresa o altre procedure amministrative
  • Politica: firma elettronica di iniziative

Quale ruolo riveste l’e-ID statale per la sovranità digitale della Svizzera?

Oggi siamo in qualche maniera in balia della digitalizzazione privatizzata. Le grandi aziende raccolgono dati sul nostro comportamento e li usano per guadagnare soldi – e, spesso, non sappiamo nemmeno con quali modelli di business. Questi dati vengono utilizzati per influenzarci sia nelle decisioni in merito agli acquisti sia nei processi di formazione delle opinioni. Attualmente operiamo in un mondo digitale fortemente orientato al commercio.

Un’e-ID, vale a dire un documento d’identità digitale statale, non deve trovarsi nelle mani dei privati. Svolge un compito sovrano. Anche se alla fin fine si presenta come un’app sullo smartphone delle utenti e degli utenti e funziona comodamente come una carta d’identità digitale, dietro si cela un progetto complesso. È stata sviluppata in Svizzera, con la collaborazione di aziende svizzere, della comunità scientifica, della società civile e delle autorità, in un processo radicalmente inclusivo e trasparente durato quattro anni. Ciò ha portato non solo alla nascita di un nuovo servizio pubblico ma anche all’acquisizione di preziose conoscenze specialistiche. Ciò rafforza la nostra capacità di plasmare la nostra digitalizzazione a livello sovrano e indipendente dalle big tech.

Perché ritiene questa indipendenza così importante?

Dobbiamo agire con maggiore fiducia e autodeterminazione – in Svizzera e in Europa. Non possiamo permettere che siano solo le aziende statunitensi e asiatiche a plasmare la nostra infrastruttura digitale. Credo che ciò sia insostenibile. È problematico sia dal punto di vista delle dipendenze sia per motivi di sicurezza e, in ultima analisi, riguarda anche i posti di lavoro che dovremmo mantenere in Svizzera.

L’e-ID rappresenta ben più di una semplice app statale: crea un’intera infrastruttura di fiducia a cui le imprese, la società civile e l’amministrazione possono ricorrere. Può essere utilizzata per archiviare non solo documenti d’identità ufficiali ma anche altri certificati digitali, come i diplomi universitari. Questa infrastruttura crea un ecosistema che può rivelarsi enormemente prezioso per la Svizzera in termini economici, sociali e amministrativi.

L’e-ID rappresenta ben più di una semplice app statale: crea un’intera infrastruttura di fiducia a cui le imprese, la società civile e l’amministrazione possono ricorrere.
Ritratto Gerhard Andrey
Gerhard Andrey Consigliere nazionale VERDI e imprenditore

Un elevato numero di professioniste e professionisti della salute conoscono già l’identità HIN. In cosa si differenzia l’e-ID HIN dall’e-ID statale?

La differenza principale rispetto all’e-ID statale in programma consiste nel fatto che quest’ultima è un’identità digitale ufficiale. L’ eID HIN è invece un’infrastruttura indipendente per le professioniste e i professionisti della salute con specifici ruoli e diritti di accesso nell’area riservata HIN non coperti dall’e-ID statale.

L’ eID HIN e l’e-ID statale sono quindi complementari e si integrano a vicenda. Entrambe adempiono a finalità di utilizzo differenti che vanno le une oltre le altre.

Entrambe le identità si basano sul modello della Self-Sovereign Identity (SSI). Quali sono, secondo lei, i vantaggi di questa tecnologia?

Sono molto felice che si stia affermando l’idea della Self-Sovereign Identity. Il vantaggio decisivo di questo approccio risiede nel decentramento delle strutture che gestiscono le identità. A differenza delle soluzioni centralizzate – che creano grandi insiemi di dati con informazioni sensibili e comportano pertanto un maggior rischio di uso improprio o di perdita di dati – la SSI consente agli utenti di mantenere il controllo sui propri dati di identità. Il fatto che HIN e l’e-ID si muovano nella stessa direzione dal punto di vista strutturale è estremamente positivo.

In quest’ambito, la Svizzera ha raggiunto una posizione di leadership sotto il profilo sia tecnologico sia legislativo. Talvolta può essere percepita come un po’ moderata ma, quando agisce come ora con l’e-ID, lo fa in modo approfondito e con una qualità elevata. Grazie ad autorevoli scuole universitarie e a PMI innovative, la Svizzera è riuscita a conquistare una posizione di rilievo in questo campo.

Si creano sinergie quando lo Stato e il settore privato puntano sulla stessa tecnologia?

L’attenzione al software open source rappresenta un aspetto fondamentale della digitalizzazione. Quando gli operatori pubblici e privati investono in questa direzione, il valore aggiunto che ne deriva è notevole: il software diventa più trasparente e più sicuro. Inoltre, progetti quali l’e-ID HIN e l’e-ID, basati su modelli tecnologici simili, beneficiano l’uno dall’altro e non occorre inventare nuovamente soluzioni già esistenti. L’open source rende la digitalizzazione più veloce, più efficiente in termini di costi e più democratica.

Esempio di utilizzo dell’e-ID: la tutela dei giovani

Con l’e-ID è possibile effettuare controlli anonimi dell’età su Internet o nei negozi in modo sicuro e minimizzando i dati, ad esempio per l’acquisto di alcolici o tabacco, per l’accesso a contenuti non adatti ai minori o per il gioco d’azzardo online.

  • Solo i dati necessari: le aziende possono richiedere solo le informazioni di cui hanno effettivamente bisogno. Ad esempio, solo la conferma «maggiore di 18 anni». Nome, indirizzo o altri dati personali non vengono trasmessi.
  • Nessun accesso statale: la Confederazione non archivia i dati di utilizzo e non ha la possibilità di tracciare il momento e il luogo d’uso dell’e-ID. Non vengono creati dati che potrebbero essere utilizzati contro la persona.
  • Nessuna tracciabilità: anche la piattaforma su cui ci si identifica non è in grado di riconoscere se la stessa e-ID sia già stata utilizzata in precedenza.

L’e-ID funziona pertanto come una carta d’identità digitale su un processore di crittografia sicuro. È elementare in termini di campi dati e complesso in termini di protezione della privacy

Con l’introduzione dell’e-ID, cosa cambierà concretamente per le professioniste e i professionisti della salute?

L'identificazione digitale nei confronti delle piattaforme o dei servizi (ad esempio nel processo di onboarding di una HIN eID) diventa notevolmente più semplice. Un controllo d'identità ufficiale può essere effettuato online, senza che sia necessaria una verifica fisica del documento d'identità presso uno sportello o un'identificazione via video.

A lungo termine, l’e-ID potrebbe anche svolgere un ruolo importante all’interno dell’infrastruttura di fiducia nella gestione dei dati dei pazienti, ad esempio come attestazione sicura nel wallet digitale. Immagino che, in futuro, le storie dei pazienti non saranno più archiviate in un database centrale, come avviene attualmente con la CIP, ma in modo decentralizzato sui wallet e sui dispositivi dei pazienti. I pazienti avrebbero così il pieno controllo dei propri dati e avrebbero la facoltà, se necessario, di autorizzare l’accesso a professioniste e professionisti della salute o istituzioni che, a loro volta, si identificherebbero come tali con l’e-ID HIN. Con una soluzione decentralizzata, anziché hackerare un solo database, per ottenere la stessa quantità di dati si dovrebbe riuscire ad accedere a milioni di dispositivi. Si tratterebbe di una soluzione moderna e sicura dal punto di vista della protezione dei dati e della sicurezza.

E per le pazienti e i pazienti?

Anche in questo caso, l’e-ID comporta meno ostacoli, processi più rapidi e, soprattutto, maggiore accessibilità e inclusione per tutti i soggetti coinvolti. In futuro, la CIP potrebbe essere richiesta e utilizzata molto più agevolmente, senza procedure complicate o lunghi tempi di attesa. Soprattutto per gli 1,8 milioni di persone con disabilità, anziane o che abitano in regioni remote non sarà più necessario recarsi personalmente agli sportelli. Ciò renderà le procedure amministrative e l’accesso ai servizi sanitari molto più semplici e accessibili per tutti. L’e-ID fornisce quindi un importante servizio pubblico alla popolazione.

Per concludere, qual è il suo messaggio per il settore sanitario?

Ne ho addirittura tre:

  • Fare bene le cose semplici. Nella digitalizzazione si tende a saltare i passaggi: non funziona. Dobbiamo innanzitutto creare solide basi coinvolgendo tutte le operatrici e tutti gli operatori: dai pazienti ai fornitori di prestazioni, fino ai fornitori di sistemi informatici.
  • Archiviazione decentralizzata dei dati. I database centralizzati rappresentano un bersaglio appetibile per gli hacker. Come per l’e-ID, anche i dati sanitari e i dati sulle prestazioni andrebbero archiviati in modo decentralizzato per aumentare la sicurezza.
  • Sharing is caring. L’open source consente di migliorare il software esistente o di condividere i propri sviluppi, di cui altri possono beneficiare. Questo modello promuove una digitalizzazione rapida, collaborativa e al contempo competitiva. A livello federale si applica già il principio «Public money, public code» – i fondi pubblici per la digitalizzazione devono confluire in software pubblici. Ciò comporta i maggiori benefici per la società e l’economia.
Philipp Senn
Autore: Philipp Senn - Responsabile Comunicazione

La lingua e la tecnologia dell’informazione sono due aspetti che mi hanno sempre affascinato e che da HIN posso conciliare. Come Responsabile comunicazione presso HIN e secondariamente referente per la HIN Academy, mi piacerebbe mostrare ai nostri lettore i molteplici aspetti della trasformazione digitale, migliorando la loro consapevolezza per le questioni correlate alla sicurezza informatica.

Competenze

La lingua e la tecnologia dell’informazione sono due aspetti che mi hanno sempre affascinato e che da HIN posso conciliare. In qualità di specialista della comunicazione ho maturato esperienza nel settore IT, nell’ambiente associativo e nell’amministrazione pubblica. Come Responsabile comunicazione presso HIN e secondariamente referente per la HIN Academy, mi piacerebbe mostrare ai nostri lettore i molteplici aspetti della trasformazione digitale, migliorando la loro consapevolezza per le questioni correlate alla sicurezza informatica.

Contenuti redazionali

Nel blog di HIN fornisco informazioni sugli attuali sviluppi presso HIN, presento personalità e pareri sulla digitalizzazione nel settore sanitario, parlo di e-Health e sicurezza dei dati. Conduco interviste con esponenti del settore, approfondisco informazioni di carattere generale, fornendo così uno sguardo dietro le quinte.

Curiosità personali

Che si tratti di viaggi lontani, meno lontani o piccoli progetti di fai da te in casa o in giardino, le lingue (straniere) e la tecnologia occupano un posto importante anche nella mia vita privata. Il tempo libero lo preferisco trascorrere con la mia famiglia. Mi piace ridere e ogni occasione è buona per un’interessante conversazione tra amici, colleghi o conoscenti.

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